Inquinamento Abruzzo: diffusi i dati sullo stato delle coste abruzzesi

San Benedetto Del Tronto - Legambiente fa il punto sullo stato delle nostre coste e del mare italiano nel...

Legambiente fa il punto sullo stato delle nostre coste e del mare italiano nel dossier MAREMONSTRUM 2012. L'Italia possiede spiagge
mozzafiato che fanno invidia al mondo, borghi costieri meravigliosi
fatti di storia, cultura e bellezza, una varietà di isole minori che puntellano le nostre acque, ma che sono costantemente minacciate dagli stessi italiani che le riempiono di cemento di cemento, che scaricano in mare acque non depurate e veleni, che rapinano il patrimonio ittico, che sfruttano in ogni modo a fini privati un bene
pubblico insostituibile. E questo avviene soprattutto nelle regioni del Sud, proprio quelle che hanno
i paesaggi costieri più suggestivi. Il lavoro delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto ci
restituisce anche quest’anno numeri pesanti: ben 13.149 reati ai danni del mare e delle coste nel
corso del 2011, 36 ogni giorno, quasi 2 ogni chilometro. Al primo posto in questa poco onorevole
classifica c’è la Campania, con il 18% del totale nazionale dei reati ambientali compiuti, ben 5 ogni
chilometro di costa. Seguono a ruota Sicilia, Puglia e Calabria. Le quattro regioni a tradizionale
presenza mafiosa da sole sommano oltre il 57% del totale nazionale dei reati.
I principali nemici del mare e delle coste sono anche l’abusivismo e la
speculazione edilizia.

LA SITUAZIONE IN ABRUZZO
Secondo i dati diffusi da Legambiente e rielaborati  dall'agenzia di comunicazione AVNOTIZIE, la Regione Abruzzo è al 12° posto nella classifica generale del “mare illegale” con circa 306 infrazioni accertate, 66 sequestri e 431 denunce e arresti. La regione è settima nel numero di infrazioni per chilometro di costa, con 2,4 infrazioni per chilometro. Per quanto riguarda l'abusivismo edilizio sul demanio marittimo l'Abruzzo è al 10° posto con 135 denunce e arresti e 56 infrazioni accertate. Per quanto riguarda le infrazioni che coinvolgono l'inquinamento marittimo, la regione è al 9° posto con 40 sequestri e 160 denunce.



LA SITUZIONE ITALIANA - in dodici mesi in Italia sono stati messi a segno 25.800 nuovi abusi edilizi di
rilevanti dimensioni, tra immobili costruiti ex novo e ampliamenti di volume illegali, pari al 13,4%
del totale costruito. Il totale di questi abusi censiti dal Cresme tra il 2003 (ultima data possibile per
la sanatoria prevista dallo sciagurato terzo condono edilizio) e il 2011 è impressionante: 258.000
manufatti che hanno fruttato un giro d’affari stimato da Legambiente (sulla base dei numeri in gioco
e dei valori immobiliari medi) in circa 18,3 miliardi di euro. Un’eredità di cemento che deve essere
abbattuta, ma che invece sopravvive quasi ovunque, grazie all’inerzia dei Comuni e alla fitta rete di
alibi e complicità che consente alle istituzioni di “soprassedere” alla legge.
C’è però in Italia una strana coalizione, fatta di ambientalisti, giornalisti, sindaci, magistrati, uomini
delle forze dell’ordine che hanno scelto di non arrendersi. E’ il fronte dell’antiabusivismo: ognuno
nei propri luoghi, secondo le proprie forze e le proprie responsabilità lavora in prima linea,
racconta, denuncia, sequestra o demolisce il cemento illegale. Ed è da questo pezzo di Paese che
bisogna ripartire per restituire speranza ai cittadini e bellezza al territorio.
Ma a sfregiare coste e isole non è solo il cemento delle ville e degli alberghi. C’è anche il “mare
negato”, quello reso inaccessibile dalla miriade di lidi e stabilimenti che occupano l’arenile, in virtù
di concessioni generose (la media dei canoni annui supera di poco un euro al mq), a volte
abusivamente, che troppo spesso negano l’accesso alla battigia a chi non è disposto a mettere mano
ai portafogli. Nel capitolo sulle spiagge, passiamo in rassegna alcuni casi di vera e propria
privatizzazione della sabbia pubblica. E’ c’è poi il tentativo della Regione Sicilia di mettere in
svendita le coste dell’isola: in cambio degli interventi di messa in sicurezza contro l’erosione
costiera, ai privati verrebbe offerta la concessione d’uso del demanio per 30 anni, estendibile
addirittura a 50, per realizzare tutto ciò che vogliono, compresi alberghi e porticcioli turistici. Uno
scandalo denunciato da Legambiente che è rimbalzato sui giornali nazionali favorendo smentite e
marce indietro, ma di cui ancora non si può dire sia stata pronunciata la parola fine.
Un’altra minaccia è rappresentata poi dal gigantesco affare dei porti turistici. Previsti, in
costruzione o già realizzati quasi sempre a pochi chilometri l’uno dall’altro, dove le barche sono

di Vittorio Bellagamba

05/07/2012

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