La Banca del Piceno dona 60.000 euro alle Caritas del territorio

Acquaviva Picena - Il Presidente Mariano Cesari: “Un segnale importante nel tentativo di contenere le nuove emergenze sociali”.

“Una piccola goccia nel mare, ma comunque un segnale importante nel tentativo di contenere le nuove emergenze sociali”. Così il Presidente della Banca del Piceno, Mariano Cesari, ha definito la decisione del Consiglio di Amministrazione della Banca di devolvere 20.000 euro a ciascuna delle tre Caritas territoriali: Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto e Fermo.

L’iniziativa è stata resa nota durante la conferenza stampa tenutasi, il 28 novembre, presso l'Auditorium della Banca del Piceno, alla presenza del Vescovo della Diocesi Di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto Mons. Carlo Bresciani, del Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri e dell'Arcivescovo della Diocesi di Fermo, Mons. Rocco Pennacchio, insieme ai direttori delle tre Caritas diocesane.

“Siamo orgogliosi – ha dichiarato il Presidente Mariano Cesari – di poter annunciare che il Consiglio di Amministrazione della Banca ha deliberato di devolvere 20.000 euro a ciascuna delle tre Caritas Diocesane. È una piccola goccia nel mare, ma anche un segnale importante nel tentativo di contenere le nuove emergenze sociali. Molto bisogna fare, ma la Banca del Piceno ci sarà sempre perché questo tipo di intervento rientra tra le azioni del nostro Istituto di Credito. Le Banche di Credito Cooperativo, come la nostra, da sempre sono ispirate ai valori cristiani e poggiano sui principi di mutualità, località e solidarietà”.

Monsignor Carlo Bresciani, nel suo intervento, ha sottolineato come “La ricchezza di una banca di credito cooperativo risieda proprio nel suo radicamento nel territorio. È una sensibilità preziosa, quello che permette di intercettare i bisogni e la Banca del Piceno ha dato un segnale in questo senso. Tutte le grandi azioni sono composte da “piccole gocce”. La crisi energetica sta facendo emergere nuove povertà, mi auguro che questa sensibilità si diffonda ovunque perché se un territorio è solidale, si fa rete, è più forte”.

“Questo susseguirsi di emergenze – ha aggiunto l'Arcivescovo della Diocesi di Fermo, Mons. Rocco Pennacchio – ha riscritto la “grammatica” della carità: ci sono i poveri ma anche gli impoveriti. Tante persone, quasi tutti italiani, stanno sperimentando difficoltà nuove e, a volte, basta un rovescio economico in un territorio a vocazione artigianale o di piccoli imprenditori come il nostro, basta un’esposizione bancaria. La sensibilità della Banca del Piceno per le Caritas dimostra una sua tendenza naturale al sostegno del territorio: per noi è un segno importante.

Secondo il Vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri, “La scelta della Banca del Piceno di intercettare le Caritas è oggettivamente giusta, perché è lì che ci sono le realtà a più bassa soglia. Alla Caritas arrivano i cosiddetti “equilibristi della povertà”, quelli che per una situazione estemporanea sono precipitati nel baratro della povertà, vengono da noi a chiedere aiuto dicendo “non sono un povero”. Dunque, l’azione della Banca del Piceno è, a mio avviso, tutt’altro che una goccia nel mare”.

La conferenza si è conclusa con due momenti di approfondimento.

Il direttore della Caritas di San Benedetto, don Gianni Croci, ha mostrato il video di un immigrato, Samba, accolto e diventato poi a sua volta un educatore: nel suo contributo, in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, ha ricordato che “nessuno di noi è ricco, perché a tutti manca qualcosa, ma nessuno di noi è povero, perché ognuno di noi può donare qualcosa”.


Subito dopo, Don Dante Talamonti, direttore della Caritas di Ascoli Piceno, ha illustrato i dati de “L’anello debole”, il 21esimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale della Caritas nazionale, con un focus di tipo territoriale: “Anche nelle nostre zone, sono in aumento le persone che vengono seguite ed ascoltate dai nostri gruppi di esperti: 1861 ad Ascoli e 867 a San Benedetto del Tronto, 587 primi ascolti a Fermo. Effettivamente, nell’ultimo periodo si presentano sempre più italiani e dunque le percentuali eguagliano già quelle degli stranieri. Il dato locale è simile a quello nazionale, anche famiglie relativamente stabili faticano ad arrivare a fine mese. La fascia di età prevalente va da 30 a 65 anni, a Fermo sono stati attivati dei bei percorsi per la ricerca di lavoro comprensivi di tirocinio e, in generale, le tre diocesi si attivano per aiutare le persone ad uscire dalla situazione di emergenza, in sinergia tra loro”.

La scolarizzazione di chi chiede aiuto alle Caritas territoriali è bassa, prevalgono persone con licenza di scuola primaria inferiore, il che “ci porta a pensare anche a percorsi specifici di scolarizzazione. Anche gli occupati, parlando di lavoro, iniziano a chiedere sostegno, perché una famiglia monoreddito può ritrovarsi più facilmente in difficoltà”.

L’intervento più comune effettuato dalle Caritas è quello dell’ascolto, seguono richieste di aiuto per sussidi economici, per il pagamento di utenze e affitti, mentre si parla poco di richieste di lavoro dirette “perché le Caritas non sono agenzie del lavoro. Piuttosto, orientiamo le persone affinché capiscano quali sono le loro peculiarità. Voglio sottolineare che c’è uno sforzo ad educare le persone, nell’ottica di sostenerle mentre cercano di uscire dalla situazione di difficoltà in cui si trovano”.

 

di Roberto Valeri

30/11/2022

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