
Pace, giustizia e verità

"Nel nostro dialogo, vorrei che prevalesse sempre il senso di essere una famiglia". Così Papa Leone XIV ha accolto, nel suo discorso, i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Dopo aver ringraziato per le parole pronunciate il Decano del Corpo Diplomatico, George Poulides, Ambasciatore della Repubblica di Cipro, il Santo Padre ha focalizzato il suo discorso su tre concetti fondamentali: pace, giustizia e verità.
La pace, dice Leone XIV, è troppo spesso considerata semplicemente come assenza di conflitto, ma in realtà non è solo una tregua in uno stato di guerra altrimenti permanente, bensì "un dono...che si costruisce col cuore e a partire dal cuore, sradicando l'orgoglio e le rivendicazioni". Visto come un lavoro che parte dentro ognuno di noi, la costruzione della pace esige "una sincera volontà di dialogo, animata dal desiderio di incontrarsi più che di scontrarsi. In questa prospettiva è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale. Certo, occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione".
Chi persegue la pace pratica la giustizia e qui il Pontefice ha ricordato la sua scelta, quella di un nome che facesse riferimento a colui il quale ha redatto la prima, grande enciclica sociale, Leone XIII: "la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali". Leone XIV ha deplorato le disparità globali, che creano "solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all'interno delle singole società". Dunque, il compito dei governi è quello di armonizzare le società e qui c'è un forte richiamo ad investire nella famiglia, fondata sull’unione
stabile tra uomo e donna, «società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società», dice il Pontefice citando proprio Leone XIII.
C'è poi la verità, perché "laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione".
Leone XIV, anche nel discorso al Corpo Diplomatico, ancora una volta dunque sulla comunicazione, che ha quale presupposto l'utilizzo delle parole giuste al momento giusto, senza manipolazioni: naturalmente, "la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna. D’altronde, nella prospettiva cristiana, la
verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti. Così la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo, come le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra. Sono sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può pensare di affrontarle da solo".
L'appello a un uso appropriato delle parole e delle informazioni arriva alla società civile, quindi, per la seconda volta in pochi giorni, dopo quello pronunciato da Leone XIV direttamente agli operatori dell'informazione mondiale lunedì scorso.
di Roberto Valeri
17/05/2025