
Bauli, Unilever, L’Oréal: 3 esempi (virtuosi) di logistica sostenibile

L'evoluzione delle norme e le richieste del mercato hanno reso il tema della sostenibilità una delle priorità delle aziende del largo consumo. La sostenibilità risponde alle richieste di consumatori sempre più attenti e sensibili, che premiano prodotti e servizi forniti dalle imprese ed è in linea con la normativa europea e gli impegni internazionali per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, il pacchetto sull’economia circolare contiene un insieme di misure volte a favorire un uso più efficiente e sostenibile delle risorse e impone di ripensare radicalmente le modalità con cui si lavora, si produce, si distribuisce e si consuma. Agire in modo sostenibile migliora l’efficienza e la competitività delle imprese sul mercato: spinge a utilizzare le risorse in modo migliore, a eliminare gli sprechi e a ridurre i costi operativi. Infine la sostenibilità è un tema all’attenzione degli investitori, che cercano aziende capaci di crescere con integrità, di essere trasparenti rispetto all’impatto delle loro attività sull’ambiente e di intraprendere azioni migliorative. Oggi lo sforzo per contrastare i cambiamenti climatici, e in particolare per perseguire obiettivi concreti e misurabili di riduzione delle emissioni, coinvolge in pieno le funzioni logistiche di tutte le imprese di primo piano del settore.
Bauli presta molta attenzione all’ambiente. Per esempio: misura giornalmente le prestazioni ambientali e ogni anno si dà degli obiettivi di riduzione di consumo energetico e di acqua; valuta continuamente quali risorse usate nel processo produttivo, come materie prime o packaging, possono essere soggette a un possibile intervento di miglioramento rispetto alla compatibilità ambientale; seleziona i fornitori anche in relazione al loro rispetto del- la normativa 14.001 (rispetto ambientale) e si impegna a sensibilizzare e controllare nel tempo i propri fornitori di servizi e a migliorare la loro condotta in termini di impatto ambientale. Marco Soppelsa, ware- house & distribution manager di Bauli e Filippo Cacchioli, customer manager del suo partner logistico Number 1, hanno descritto la collaborazione delle due aziende per migliorare la gestione degli espositori, tipica attività di copacking con volumi crescenti legati agli eventi promozionali, e sempre più difficili da gestire: vengono prodotti in larga misura manualmente, anche se il partner usa robot antropomorfi, e spesso sono progettati su misura. Con il processo precedente gli espositori venivano confezionati nel magazzino centrale di fine linea di Verona e da qui trasportati ai transit point e ai clienti in tutta Italia. Questa soluzione aveva problemi di lead time e non ottimizzava la saturazione dei veicoli, dato che le unità di carico erano alte 1,5 m e non sovrapponibili. La collaborazione con l’operatore logistico Number 1 ha permesso di allestire gli espositori anche in un secondo magazzino Centro-Sud a Marcianise (Caserta). In entrambi i magazzini è prevista un’area di stoccaggio dedicata agli imballi per formare gli espositori. Per ottimizzare le rispettive risorse operative viene condiviso un piano settimanale di rilavorazioni per gli alto-rotanti e di allestimento on demand per i basso-rotanti. Con questa soluzione non vengono più spediti al Centro-Sud gli espositori completi, ma solo i relativi semilavorati. Il ridisegno dei flussi ha permesso di ottimizzare la saturazione dei viaggi di rifornimento all’hub di Caserta (prodotti finiti e imballi) con sagome che, anche grazie alla loro sovrapponibilità, sono passate da una media peso di 95 a circa 250 kg. Il trasporto degli espositori verso le Regioni meridionali, compreso il Lazio, è passato da 168 viaggi equivalenti nel 2017 a 64 stimati nel 2018, con l’eliminazione di oltre 100 viaggi Verona-Marcianise, pari a una riduzione del 62%. Il minore impatto ambientale si è tradotto in una riduzione di emissioni annue di 51,62 t, pari al 58% per la CO2, e di 2,0 kg, pari al 56%, per il PMx.
La sostenibilità secondo Unilever
Otto anni fa Unilever ha lanciato l’Unilever sustainable living plan (Uslp), il suo piano per il vivere sostenibile, con l’obiettivo di costruire un’azienda di cui il mondo potesse essere fiero. In particolare, nella logistica promuove una sempre maggiore attenzione alle pratiche ambientali, tra le quali la transizione verso i carburanti alternativi. Grazie a questo impegno, condiviso con i suoi operatori logistici attenti alla sostenibilità ambientale, dal 2010 a oggi ha dimezzato le emissioni di CO2. La riduzione dell’impatto ambientale provocato dal trasporto su strada grazie all’utilizzo di motorizzazioni alternative (elettriche, a metano e ibride) è il tema sul quale si è fondato il lavoro della logistica italiana di Unilever nell’ultimo decennio. Angelo Lotierzo, logistic sustainability leader e Ugo Zamparelli, logistics manager, hanno illustrato alcuni progetti realizzati negli ultimi anni. Dal 2012 sono state sperimentate e adottate nel tempo diverse soluzioni innovative, collaborando con i fornitori di servizi di trasporto nella loro individuazione e sperimentazione sul campo. Nel 2012 3 furgoni Iveco Daily 35S/E4 da adibire alle consegne a Roma, Napoli e nelle isole del golfo campano sono stati trasformati in ibridi bimodali diesel più elettrico e dotati di piastre eutet- tiche, contenenti una miscela che raffreddata e posta in un ambiente a temperatura superiore assorbe un’elevata quantità di calore prima di arrivare a temperatura ambiente, garantendo il mantenimento, in un conte- nitore adeguatamente isolato, di una bassa temperatura per un tempo almeno altrettanto lungo a quello necessario per il suo raffreddamento. Caricate la notte e in grado di mantenere la temperatura di -20°C di giorno, le piastre eutettiche abbattono la temperatura a ogni consegna, preservando il prodotto dagli shock termici: hanno bassi costi di manutenzione e si ricaricano semplicemente collegandole alla rete elettrica durante la sosta notturna in deposito (l’arre- sto a fine accumulo è automatico). Nel 2014-15 sono stati sperimentati 2 automezzi leggeri Daily eco-van Cng (gas naturale compresso) e un Daily full electric (più costoso di un diesel e a quella data con autonomia insufficiente), che non hanno dato particolari problemi operativi. In parallelo sulle tratte del Nord Italia, dove il rifornimento era più facile, sono stati sperimentati un bilico Cng e uno Lng (specie per l’Lng la diffusione è condizionata dalla rete di rifornimento). Sempre nel 2015 nella laguna veneta è stata lanciata l’intermodalità gomma-acqua. Le consegne a 300 punti di vendita sono effettuate con barche in tecnologia ibrida elettrica con motore ausiliario 100% elettrico. L’uso della modalità elettrica ibrida evita emissioni nocive nelle tratte full electric, contribuisce ad arginare l’inquinamento marino, diminuisce quello acustico e non è limitato dalle restrizioni alla circolazione. I risultati sono stati: per i furgoni ibridi elettrici una diminuzione del 40% (più il 9% dovuto alle piastre eutettiche) delle emissioni di CO2 e del 53% di quelle di Pmx; per i furgoni Cng e full electric una diminuzione rispettivamente del 35 e del 99%; per i bilici Cng e Lng del 15 e del 99%; per le barche ibride dell’86 e del 99%.
La bellezza eco-friendly di L’Oréal Dal 2003
L’Oréal fa parte del Carbon disclosure project (Cdp), un’organizzazione no-profit indipendente il cui obiettivo è misurare l’impegno delle aziende a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Nel 2007 L’Oréal è entrata a far parte del Supply chain program del Cdp per incoraggiare i suoi fornitori a misurare e gestire le loro emissioni di CO2. Si tratta di un approccio essenziale per adottare misure efficienti sul- l’intera catena di produzione e incoraggiare buone prassi. Nel 2011 48 fornitori del gruppo sono entrati a far parte del Cdp. Come ha affermato Fabio Sensidoni, direttore operazioni Italia, «con il progetto “Sharing beauty with all”, l’impegno del gruppo in materia di sostenibilità per il 2020, L’Oréal si è impegnata a migliorare le proprie pratiche lungo tutta la value chain, dalla ricerca, all’approvvigionamento delle materie prime, alla produ- zione e alla distribuzione. La supply chain ha quindi un ruolo importantissimo nel raggiungimento degli obiettivi nell’ambito della sostenibilità». L’azienda, ha detto Gianni Orgero, direttore centrale spedizione, ha approfittato della sostituzione dei 2 precedenti magazzi- ni di Calvignasco e Cornaredo, diventati insufficienti e che rendevano necessari punti di stoccaggio esterni, con il nuovo magazzino di Villanterio per ridurre l’emissione di inquinanti. Il nuovo magazzino rappresenta ora l’unico punto di ricezione merce e l’unico punto di partenza per le spedizioni ai clienti Italia e in pratica ha comportato un ridisegno del network. Comprende circa 45.000 mq coperti, ridotti del 15% rispetto alla situazione precedente, con un’altezza sottotrave di 12 m che ha permesso di aumentare di oltre il 20% la capacità di stoccaggio (50.000 posti pallet). In linea con la politica ambientale di L’Oréal, il magazzino è stato progettato e realizzato con criteri di sostenibilità stringenti, che hanno consentito di ottenere la certificazione Leed gold (2° livello più alto tra quelli previsti, tra 60 e 79 punti di valutazione su un massimo di 110) tra i primissimi siti logistici in Italia all’epoca (2013). I punteggi più elevati sono stati ottenuti nelle cate- gorie Water, Energy & atmosphere e Innovation. Si è lavorato ad aspetti quali lo sviluppo di un sito sostenibile, i consumi di acqua ed energia e relative emissioni, la selezione dei materiali e la riduzione dei rifiuti, la qualità ambientale all’interno del- l’edificio e l’innovazione nella progettazione. Tra le innovazioni adottate per l’efficienza energetica, spicca la soluzione integrata di smart lighting che ha adottato la Led intelligent technology. La soluzione Led, la cui efficacia era sta- ta verificata l’anno precedente nel vecchio magazzino, ha comportato l’installazione di soli 438 corpi illuminanti, rispetto a 490 corpi con tecnologia tradizionale previsti inizialmente e un consumo annuo di 57.800 kWh, con una riduzione pari all’87% rispetto alla soluzione alternativa. Un secondo progetto realizzato è stato l’insediamento di un’attività di copacking wall to wall. I termini di emissioni sono calati di: 127,8 t/anno di CO2 con la smart lighting; 79,8 t/anno di CO2 e 2,7 t/anno di Pmx con il copackaging.
06/02/2019