
L'Utopia di Aristofane.

La povertà, nel nostro mondo stracolmo d'informazioni, ha una sua definizione numerica precisa: meno di 1,90 dollari al giorno. Una cifra del genere se la fa bastare il 13% della popolazione mondiale, 902 milioni di persone che nel 42% dei casi si trovano nell'Africa Subsahariana.
Non ci si sforza dunque più di tanto nel capire quanto una commedia come il "Pluto" di Aristofane sia tremendamente attuale anche se andata in scena per la prima volta nel 388 a.C., 2.406 anni fa. Gli studenti delle classi quarte del Liceo Classico "G.Leopardi" di San Benedetto del Tronto l'hanno elaborata, assimilata durante tutto l'anno scolastico per poi rappresentarla lo scorso 8 maggio al Teatro delle Energie di Grottammare, per la regia di Luciano Colavero, coadiuvato da Chiara Favero.
Luciano Colavero ha ricevuto, nel 2000, il Premio Internazionale Ennio Flaiano per il dramma “Ultima corsa” ed è stato per due volte tra i finalisti del Premio Riccione con i drammi “Una colomba” (2001) e “Sogni blu” (2007).
Dal 2005 al 2010, ha collaborato con Peter Stein come “dramaturg” e assistente alla regia concludendo la sua collaborazione artistica con il regista tedesco in occasione della messa in scena dei “Demoni” di Dostoevskij. Nel 2012, ha fondato con Chiara Favero la compagnia Strutture Primarie.
La trama, d'incredibile attualità, vede Cremilo, anziano e povero cittadino ateniese, chiedere insieme al servo Carione all'oracolo di Delfi come avrebbe potuto evitare a suo figlio lo stesso triste destino. L'oracolo gli impone di seguire la prima persona che incontrerà all'uscita dal tempio, un vecchio cieco. Costui, in realtà, è Pluto, dio della Ricchezza.
Cremilo, pensando che la ricchezza sarebbe andata a chi realmente la meritava, se avesse ridato la vista al dio, chiede aiuto ai poveri e, dopo aver sostenuto un contraddittorio con la Povertà, ci riesce. Da quel momento, però, i "nuovi ricchi" smettono di lavorare e di offrire doni agli dei ed i ricchi malfattori, diventati poveri, non hanno più nessuna possibilità di diventare ricchi.
I ragazzi del Liceo "Leopardi", al di là dell'indubbia bravura, hanno saputo rendere, grazie al lavoro del regista, questa commedia attuale anche nella forma, con l'inserimento di elementi come due assolo di chitarra elettrica, un operatore ecologico del Terzo Millennio, una bici felicemente portata in scena nel bel mezzo dell'inseguimento a Pluto, una "slot machine" vivente e tanto umorismo, quello che Aristofane avrebbe di certo utilizzato se fosse stato un autore contemporaneo e che utilizzò sempre nelle sue commedie, come nel suo rapporto con la dialettica socratica in "Nuvole" tanto per citare un esempio.
L'amaro in bocca, alla fine dello spettacolo, resta dunque solo per il dilemma che ci lascia: l'idea della redistribuzione equa della ricchezza, che avrà nei secoli tanti altri estimatori tra intellettuali e politici, è un'utopia. Ma resta tale perché, come la Povertà tenta di spiegare a Cremilo ed al suo amico Blepsidemo, senza la necessità di fare soldi non ci sarebbe la spinta a lavorare? Oppure, perché è assolutamente impossibile che i cinquecento uomini più ricchi del Mondo cedano anche solo una minima parte dei loro averi alla popolazione del pianeta?
Certo, sapere che oltre alla Fortuna anche la Ricchezza è cieca non aiuta a sperare.
di Roberto Valeri
09/05/2018