Abruzzesi e lettura, un rapporto che si può migliorare
Lettura e aggiornamento costante rappresentano quasi una necessità vitale, un'attività dettata dall'istinto di sopravvivenza. L'informazione e la comunicazione rivestono infatti un ruolo strategico in cui il progressivo depauperamento delle conoscenze richiede un apprendimento continuo. La lettura, tuttavia, continua a rappresentare un fenomeno ancora poco diffuso e per lo più influenzato dal titolo di studio: si va da un massimo dell’80,6% tra i laureati a un minimo del 28,4% tra chi possiede la licenza elementare o nessun titolo di studio. Se poi si tiene conto della condizione professionale, livelli di lettura superiori alla media si evidenziano, per le persone di 15 anni e più, tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (62,7%), studenti (65,2%), direttivi quadri e impiegati (68,1%). Al contrario, i più bassi livelli di lettura si registrano tra gli operai (30,6%), i ritirati dal lavoro (33,2%) e le casalinghe (35,9%). In Abruzzo le persone di età superiore ai sei anni che nel 2009 hanno letto almeno un libro nel tempo libero si attestano al 41,3% contro una media nazionale del 45,1%, è al contempo pari al 53,9% la quota di coloro che hanno letto da uno a tre libri, mentre scende al 36,3% la fetta di coloro che ne hanno letti da quattro a sei e al 9,8% quella di coloro che ne hanno letti un numero superiore a dodici. Tuttavia è presente anche una fetta consistente di famiglie che dichiarano di non possedere affatto dei libri nella propria abitazione: in Abruzzo è pari al 12,6%, che in valori assoluti significa 66mila famiglie, superando una media nazionale che è pari al 10,3%. A possederne da uno a dieci è il 16,3% delle famiglie, ovvero 85mila, da 11 a 25 è il 15,9% cioè 83mila, ma è consistente anche la quota di coloro che ne possiedono da 51 a cento che risultano pari al 15,5% ovvero 81mila famiglie. Questo in sintesi quanto emerge da un'indagine Istat i cui dati per l'Abruzzo sono stati elaborati dall'agenzia giornalistica Dalla A alla V. A livello territoriale, le quote più alte di lettori di libri si registrano al Nord, dove quasi il 52% della popolazione di 6 anni e più ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, e al Centro (48%). Nel Sud e nelle Isole, invece, la quota di lettori scende rispettivamente al 34,2% e al 35,4%. Esiste, inoltre, una significativa variabilità regionale nei livelli di lettura: se Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia fanno registrare livelli di lettura superiori al 56%, Marche, Umbria e tutte le regioni del Mezzogiorno si attestano al di sotto della media nazionale. In particolare, agli ultimi posti si collocano Calabria (34,3%), Puglia (33,1%), Campania (32,9%) e Sicilia (31,5%). Nel 2009 l’89,2% delle famiglie dichiara di possedere libri in casa: il 62,5% ne possiede al massimo 100 (il 28,9% fino a 25 libri, il 33,6% da 26 a 100 libri), poco più di un quarto dichiara di possederne più di 100 (26,7%), mentre il 10,3% (pari a 2 milioni e 474 mila famiglie) dichiara di non possederne affatto. La regione con la percentuale più alta di famiglie che non possiedono in casa alcun libro è la Sicilia (20,2%), seguita dalle regioni meridionali nel loro complesso (15,0%), mentre nelle regioni del Centro-nord tale quota non raggiunge il 9%. Le regioni in cui si riscontrano le quote più basse di famiglie che non possiedono libri in casa sono il Trentino-Alto Adige (2,8%), la Valle d’Aosta (5,0%), la Sardegna (6%) e la Toscana (6,4%).
di Vittorio Bellagamba
25/06/2010